Fotografo, Terrasini, Palermo

Vincenzo Aluia

Piacere… Vincenzo

raccontare di me e della mia vita non è per niente facile, però posso sintetizzare tutto in poche parole: PADRE – MARITO – FOTOGRAFO.

Questi sono i tre piedi che mi tengono in vita, venendo a mancare uno di questi sarei vuoto, non ci sarebbe motivo per alzarmi la mattina, cadrei a terra.

Anche se l’ho citata per ultima, la fotografia è stata la base della mia esistenza, sono cresciuto con questa ma soprattutto non sapevo di esserci cresciuto accanto. È stata in latenza per oltre 20 anni fino a quando per un corso di restauro all’università non fui costretto a mettere una macchina fotografica in mano per documentare lo stato di degrado di un vecchio rudere. Mio padre mi trasmise inconsapevolmente l’amore per la fotografia ma soprattutto per la fotografia in bianco e nero.

Da piccolino ricordo che ci chiudevamo nel bagno di casa per sviluppare il bianco e nero in una camera oscura di fortuna, però la mai era solo una partecipazione da spettatore perché mio padre (da siciliano geloso) non mi permetteva di toccare la sua attrezzatura.

Sarà stata questa continua negazione a far scattare in me la voglia di avvicinarmi da autodidatta alla fotografia, spinto anche dagli studi di architettura mi ritrovai in mano proprio con la vecchia Olympus di mio padre a cercare di capirne il funzionamento e proprio in quel momento decisi che da grande avrei voluto fare il fotografo.

La sfida più grossa è stata quella di comunicare ai miei che avevo intenzione di lasciare l’università per studiare fotografia, in special modo la fotografia reportagistica, la fotografia che racconta fatti reali senza filtri o finzioni, la fotografia che parla da sola senza nessuna spiegazione, la fotografia che ferma un’istante e lo rende vivo per l’eternità.

Cominciarono i miei studi sui grandi fotografi passati e odierni dall’Instànt decisìf di Bresson alla fotografia di guerra di Robert Capa alla fotografia etno-antropologica di Salgado fino ai grandi che stanno facendo la storia contemporanea della fotografia.

Dal quel preciso istante la mia vita ebbe molto più senso anche perché ho avuto il pieno appoggio e la stima e l’incoraggiamento e il sostegno e la forza da parte di quella che poi nel 2015 è diventata mia moglie.

Mia figlia? beh è appena nata e spero di trasmetterle inconsciamente qualcosa in modo che possa ritrovarsi da grande a fare ciò che realmente ama e a farlo con continua passione proprio come ha fatto il suo papà.

 

photo courtesy: Andrea Trimarchi – Federica Rubino – Gaspare Palazzolo